rocce al microscopio

come nasce il progetto

tutto inizia raccogliendo un sasso

Microcosmo nasce dal desiderio di svelare l’incanto, il fascino strutturale e cromatico che la luce rivela all’occhio umano guardando la realtà attraverso il microscopio. Il punto di partenza è una roccia proveniente dalle nostre Dolomiti o dal territorio del lago di Garda, apparentemente senza alcuna particolarità. La tecnologia sommata a nuove competenze ci permette oggi di guardare l’invisibile.

la tecnica spiegata

Un microscopio è uno strumento che permette di avere un’immagine ingrandita di un oggetto grazie a un doppio sistema di lenti: l’obiettivo e l’oculare. L’ingrandimento complessivo è dato dall’ingrandimento dell’obiettivo moltiplicato per l’ingrandimento dell’oculare (esempio: 50x * 10x = 500x).

Spesso in geologia viene usato un microscopio particolare, detto a luce trasmessa e polarizzata. La luce è un insieme di onde elettromagnetiche che vibrano su diversi piani. Applicando un filtro è possibile selezionare un unico piano di vibrazione: questa è la luce polarizzata.

Quando tale luce colpisce il campione in analisi, essa interagisce con i minerali presenti nella roccia e ogni colore della luce ruota di un angolo diverso a seconda del tipo e delle caratteristiche del minerale. L’uso di un secondo filtro, detto analizzatore e posto tra obiettivo e oculare, permette di isolare una sola parte, o colore, della luce incidente.

La stessa immagine di un oggetto, quindi, si può ottenere in colori diversi a seconda di come vengono usati i filtri. L’uso della luce polarizzata permette al geologo di identificare e classificare i minerali presenti in una roccia.

Tra 250 e 200 milioni di anni fa, si depositarono sul fondo di un mare tropicale sabbie, limi e fanghiglie che la litogenesi trasformò in rocce. Quelle rocce oggi svettano fino a 3000 mt e sono parte delle Dolomiti.

Bernardo Cesare, Docente di Petrografia all’Università di Padova, ha fotografato al microscopio queste rocce rivelando inediti mondi. Per poterli osservare al microscopio, i campioni di roccia devono essere così sottili da divenire trasparenti, in modo da poter essere attraversati dalla luce.

Le rocce, quindi, vengono tagliate con una lama diamantata in fette molto sottili, di circa tre centesimi di millimetro (30 micron); la fetta di roccia viene poi incollata su un vetrino per essere osservata al microscopio.

Questo vetrino è posato su un tavolino portaoggetti illuminato da sotto: quando passa attraverso i cristalli della roccia, la luce viene propagata in modo diverso a seconda della struttura cristallina, ossia in base a come sono disposti gli atomi nei cristalli del campione.

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